Ernia di Spigelio
L’ernia di Spigelio rappresenta circa il 2% di tutte le ernie ed è quindi relativamente rara. Fu Adriaan van der Spiegel, un anatomico fiammingo, che nel 1645 descrisse per la prima volta un’ernia nella linea semilunare (linea Spigeli).
L’ernia di Spigelio può essere congenita o acquisita, e una vasta gamma di patologie può agire come fattori predisponenti. Tuttavia, recenti studi hanno rivelato che almeno il 50% di tutti i pazienti con ernie di Spigelio aveva precedentemente subìto interventi chirurgici addominali, sia per via open che laparoscopica.
Le procedure chirurgiche per la riparazione delle ernie di Spigelio sono evolute nel corso degli anni, con opzioni che vanno dalla tradizionale riparazione aperta con sutura primaria o rete, alle tecniche laparoscopiche più recenti, che hanno guadagnato popolarità negli ultimi due decenni.
Ai giorni nostri, la riparazione protesica è universalmente considerata il gold standard per le ernie di Spigelio, indipendentemente che venga eseguita con metodi open o laparoscopici.
La riparazione protesica richiede il fissaggio della protesi per prevenirne la migrazione. Tuttavia, ancorare la rete nella struttura miotendinea della parete addominale comporta il rischio di complicanze post-operatorie come emorragie o ematomi. Inoltre, l’uso di suture o tacks (viti) per il fissaggio delle protesi può causare lacerazioni dei tessuti, portando al distacco della rete e alla potenziale migrazione, aumentando il rischio di recidiva erniaria.
Nella riparazione protesica delle ernie di Spigelio, e ventrali in genere, è importante ottenere una adeguata overlap della rete sul difetto erniario, soprattutto perchè nel tempo le protesi sintetiche tendono a restringersi, esponendo i margini del difetto e aumentando potenzialmente il rischio di recidiva erniaria.
Assicurare una copertura adeguata del difetto erniario è quindi fondamentale, anche nel caso della riparazione dell’ernia di Spigelio.
Alla luce di queste considerazioni, il Prof. Amato ha sviluppato una tecnica innovativa per la riparazione delle ernie di Spigelio. Questa tecnica prevede l’uso di una nuova rete tentacolare chiamata Octomesh XS, progettata per il posizionamento preperitoneale senza fissaggio della protesi con approccio open.
La protesi Octomesh XS presenta un corpo centrale ovale con otto benderelle, “tentacoli”, incorporate lungo il suo bordo. Questi tentacoli vengono fatti passare attraverso la fascia e la muscolatura addominale al fine di inserire la protesi nello spazio preperitoneale.
Questa innovativa procedura consente un rapido posizionamento senza fissaggio della protesi, garantendo un’ampia copertura oltre il difetto erniario.
L’attrito creato dai tentacoli che attraversano sia la fascia che la muscolatura addominale mantiene la rete in posizione. Infatti la forza dell’attrito esercitata sulle strutture della parete addominale è sufficientemente forte da evitare la dislocazione della rete. Ciò rende superflua la necessità di suture o fissaggi meccanici della protesi.
L’efficacia di questo principio è già stata confermata attraverso test sperimentali su modello animale. (1)
La protesi tentacolare viene attualmente utilizzata per la riparazione chirurgica di ernie incisionali, ombelicali e ventrali.
I risultati clinici di questa tecnica minimamente invasiva sono stati pubblicati e scientificamente validati sulla prestigiosa rivista scientifica Journal of Clinical Medicine. (2)
Bibliografia
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Amato G. et al. Prosthetic stap system for simplified ventral hernia repair: results of a porcine experimental model. Hernia 2010;14:389-95
- Amato G. et al. Tentacle Mesh for Fixation-Free Spigelian Hernia Repair: Mini-Invasive Approach Granting Broad Defect Overlap Journal of Clinical Medicine, 2023, 12(12), 3866 https://www.mdpi.com/2077-0383/12/12/3866